dimanche 8 décembre 2013

VIVE LE ROI! (si consiglia la visione ad un solo pubblico reazionario)

Non sono i Windsor, reali per antonomasia, ne' i Borbone di Spagna con tutto il corrimi dietro di antenati illustri, ma anche il Belgio ha i suoi reali, la famiglia reale "Des Belges".

da sx a dx: il fratello del Re Filippo e la moglie, la regina madre Fabiola, la Regina Matilde e il Re Filippo,
 il padre di Filippo re Alberto e la consorte la regina Paola, la sorella di Filippo e il consorte.
In primo piano i figli di Filippo e Matilde.

Discendenti da una famiglia principesca tedesca, i Saxo Coburgo Gotha, furono chiamati a regnare sul Belgio neocostituito nel 1830, quando il parlamento offri' la corona a quello che sarebbe divenuto il primo re, Leopoldo di Saxo Coburgo Gotha. Re, quelli del Belgio, che incoronati dall'assemblea parlamentare, hanno dovuto accettare la costituzione liberale e rinunciare ai simboli classici del potere: corona, scettro e mantello (manco questo gli hanno lascaito)!
Attenzione, con la prima guerra mondiale e il montare del sentimento antitedesco, il re Alberto decise di cambiare nome alla dinastia (come accadde in Inghilterra. Infatti Leopoldo I del Belgio non era altro che lo zio di Alberto d'Inghilterra, il marito della regina Vittoria. Suddetto coniuge, dette il suo nome, Saxo coburgo Gotha, a tutta la discendenza, finche' non fu cambiato in Windsor)

Inizia il gossip, e partiamo dalla  regina Fabiola. Ella, nobildonna spagnola, sposo' nel 1960 il re Baldovino I dei Belgi, quando nessuno ormai lo credeva possibile, essendo molti i sospeti che egli avesse piu' volte manifestato una vocazione religiosa. I loro primi incontri furono tenuti segreti e quando fu ufficializzato il fidanzamento ci fu grande stupore. Purtroppo pero', la coppia reale che tanto faceva sognare, giovane in un Belgio di nuovo col vento in poppa, non ebbe mai un erede. Quattro le gravidanze con esito infausto, che fecero convicnere Baldovino ad investire le sue nergie nella formazione di suo nipote, Filippo, il figlio di suo fratello. 

Morto Baldovino nel 1993, un re ricordato per la sua sobrieta' e la sua religiosita' (si pensi che non volendo firmare una legge che rendesse piu facile l'aborto, il parlamento dovette dichiarare la sua temporanea incapacita', e quindi approvarla grazie ai poteri speciali che la situazione gli conferiva), e' il turno di Alberto suo fratello. Questi, col nome di Alberto II, ha regnato dal 1993 fino al 21 luglio 2013, giorno in cui ha abdicato in favore di suo figlio. Sua moglie e' Paola Ruffo di Calabria, nobildonna italiana, il cui casato discende dalla gens Cornelia, quella di Silla. Il loro matrimonio fu molto chiaccherato negli anni '60 per lo stile libertino di lei e le intemperanze di lui, ma in fondo sono stati molto aprrezzati!


Dal 21 luglio, il re e' Filippo, sua moglia si chiama Matilde ed e' un'esponente dell'alta aristocrazia belga. Sono sposati dal 1999, hanno 4 figli, di cui la primogenita, Elisabetta, diventera' probabilmente la prima regina (di diritto e non per matrimonio) del Belgio. 
Qui erano a Bruxelles in grand place, in bici. 
Per la prima visita di stato, in Olanda, hanno utilizzato un treno di linea, e non ad alta velocita', perche' considerato troppo costoso.....

samedi 7 décembre 2013

vie quotidienne des etudiantes: les courses (la spesa), c'est a dire "de corsa"

(Perdonate eventuali refusi, e la mancanza di accenti che per il verbo essere sono essenziali, ma la tastiera del pc spagnolo che mi e' stato gentilmente presato, non e' provvista di alcuna vocale accentata. Ah gli spagnoli, loro l'enfasi la mettono in altri modi!)

Nei complicati meadri della vita studentesca qui a Louvain la Neuve, tra i quali c'e' il blocus, cioe' il periodo di studio prima degli esami (una sorta di girone dell'inferno in terra), ci si mette anche la vita quotidiana a dar man forte, tra lavatrici, asciugatrici (perche qui il sole non c'e' e manco i fili dei panni) e la spesa, santiddio, la spesa. Non so se ho mai raccanotanto come sia possibile andare a fare la spesa. Lo faccio.

Vi sono in questa ridente cittadina del Belgio, ben quattro dicasi quatro supermercati o mminimarket, senza contare qualchedun'altro arso nel reticolo di stradine curve e tutte uguali. Di questi quattro, tre sono quelli vicini a casa mia e alla maggioranza delle persone sono cari assaettati; naturalmente si parla del delhaize, una sorta di esseleunga, che sta in centro, dove tu passi tutti i giorni, di un altro cosetto in place de wallon che a parte  un po' di carteigienica, vende soltanto patatine e dolciumi (dev'essere il paese dei balocchi questo), e di un altro ancora che per tutti noi che viviamo in zona piscina, e' il solo vicino, come il solo a farti pagare un pacchetto di patatine da mezzo kilo 2 euro (patatine di sottomarca).

Premmeso cio, e' chiaro che se si vuole fare una spesa decente, non rimane che il quarto di codesti summenzionati, l'Aldi, e lo scrivo con la lettera maiuscula, perche' esso, oltre ad essere economico e quindi un salvagente per gli studenti, specialmente quelli che vengono dal povero sud europa (lacrime, lacrime!), e' lontano da tutto. L'Aldi, si trova infatti al di la del lago, al di la di due ponti, ai confini sud orientali (?) di louvain la neuve, dopo di lui, il Belgio finalmente, Wavre e di nuovo macchine nelle strade, in un ambiente che rassomiglia a quello di un paese occiendtale, e non ad un piccolo borgo della svizzera tedesca. 
E' un amore-odio quello con l'Aldi (ah, si pronuncia alla francese con l'accento sull'ultima, non come il plurale di Aldo) perche' se da un lato esso rappresenta un'isola felice in una terra dove il costo della vita e' troppo alto, dall'altro e' una sorta di terra promessa, data la fatica per arrivarci. 

Ricordo ancora la volta che con un carrello, ciullato da dove non si sa che noi a nostra volta avevamo preso gentilmente da un condominio di amici, siamo andati a fare la spesa all'Aldi. Giu' con quelle ruote matte per le grandi discese di Louvain, ripide che una macchiana scivolerebbe con il freno a mano tirato, e poi la strettoia, curva, che porta al lago attraverso un sottopassaggio (vi lascio immaginare che all'andata gia si cercava di capire come si poteva tornare indietro, col carrello pieno). Poi il lago che placido ci accoglie, ma poi di nuovo discese e salite e l'attraversamento di una rotonda posta su una curva (anche qui hanno qualche problema di organizzazione del terriotorio?). Ed eccolo, il castello di camelot, l'insegna non cavalleresca, un quadrato azzuro con scritto Aldi in bianco. 



Usciti, il carrello pieno, le ruote pazze pronte a sbizzarrirsi, e noi in tre, toreri de noialtri, a regge (come si dice in toscana) un carrello impazzito, chi da davanti chi da dietro, chi in salita lo spinge appoggiandovisi con la schiena, chi in discesa e' retto dalgi altri perche il carrello non lo trascini via....sudati, bagnati (qui piove sempre), col fiatone si rientra, in casa.

Ma la dispensa e' di nuovo piena!