lundi 30 septembre 2013

à cotè du lac



No, non è una il panorama di una tela vedutista veneziana, ma semplicemente quello che si vede dalla riva destra del lago, quello di Louvain la Neuve.

I palazzi sono edifici dell'università, e poi c'è il campanile, tutti costruti di argilla, di cui questa terra è ricca. Pazienza se il paese ha assunto un aria un po' mesta, perchè tutto ha un colore rosso ocra che ricorda cock town, e lasciamo passare pure il campanile che ha la forma caratteristica goticheggiante del nord Europa, Mordor-Style; vedendo questa oasi naturale non posso che essere contento diesser venuto qui, ragazzo di provincia in un'altra provincia.





























Nel deserto urbanistico contemporaneo, Louvain la Neuve rappresenta una felice eccezione.
Certo all'inizio del proprio soggiorno, si percepisce l'artificialità del luogo, il che è un po' inquietante, quasi si tratti di una città controllata da un gruppo di adepti, mentyre studenti anonimi vi si addentrano, ignari del loro destino; una versione estesa ad un'intera città de "I Fiumi di Porpora" (con Jean Reno).


E invece, al di là di sinistri presagi iniziali, poi ci si abitua a questi palazzi uguali uno all'altro, allo stradario fintamente medievale e spontaneo, nel quale le vie curvano continuamente e perdersi è d'obbligo, ad una bellezza mediocre, che forse noi italiani più di altri colpisce.
Anzi, si apprezzano i molti servizi e le altrettante comodità che il posto offre e si comprende che Louvain non è altro che un campus a cielo aperto, funzionale a tale scopo.
L'isola in mezzo al lago



Ecco, quindi, l'urbanistica accorta, tanto avveduta, e torniamo al lago, da capire che una buona esistenza necessita di un'armonia tra artificiale e naturale, tra i banchi e la natura, i libri e l'aria aperta.                  

Una amica si ferma al lago tutte le sere prima di rincasare, io ci sono andato spesso a passeggiare. E' ricaricante vedere le quercie e gli abeti e i faggi e i lecci pure, anche quelli ci sono, mediterranei, e le piante palustri, il biodolo anch'esso a gruppi presente e gli animali: oche, anatre e germani, folaghe americane, aironi cenerini, e una coppia, elegante, di cigni bianchi.


Lungo lago, con piantagioni di Biodolo in primo piano

Paperi, che se mi beccavano ne toccavano

Germani o anatre germanate (buone in umido)




samedi 21 septembre 2013

A primme giuornate!

"Wow, italiana! Io mi chiamo Luca e tu?"
"Anaysse! Sono de Roma...."
"Ana...il nome è francese....ma.."
"Anaysse, è il nome di una scrittrice di storie erotiche! La conosci?"



Così, in un bar sulla piazza centrale di Louvain - la - Neuve, ho incontrato, al di là del balcone, la prima forma vivente italiana. Erano i primi giorni qui, in questa terra assai bigia ma accogliente, e sentire finalmente un po' di italiano mi dette la sensazione di uscire da un'apnea linguistica che per una settimana mi aveva costretto al francese, o all'ascolto attonito dei strani suoni turchi dei miei coinquilini.

Ed è così che ha avuto inizio, socialmente, il mio erasmus, perchè da lì  ho incontrato molte persone, italiani chiaramente, e mi sono reso conto di quanto siano numerosi qui, quasi da far pensare che in patria siamo più di quelli che pensiamo.
E di lì a poco quello stesso locale ha visto entrarne altri, di italiani, e tutti ad un tavolo, abbiamo dato sfogo alla nostra voglia di casa. Parlando, scherzando e ridendo, siamo finiti a gesticolare e uralre che tuttto il locale sapeva che c'eravamo. Una banda di italiani, che la sera ha visto aggiungersi altre persone frattanto riconosciute e incontrate, riunitasi nella casa di un'altra italiana e lì l'apoteosi: il primo piatto di pasta al pomodoro (comprato ma ricondito a dovere manualmente) dopo giorni.



La cena, neanche a dirlo è proseguita fino a notte fonda, ed era simpatica. Perchè c'era di tutto: me, Giulia di Montecatini, Giulia e Mattia di Livorno, Nicole e Luca della Valle d'Aosta, Francesca e il suo amico(di cui non ricordo il nome!) di Napoli, Alessio di Bologna ed Elena di Modena, Gabriele di Torino ma d'adozione romano, ed infine Francesca, la ragazza che ci ospitava, lei della provicnia di Torino.

La discussione fin da subito animatasi, ha toccato  molti aspetti, ma su un punto inaspettata, forse a causa di storutre mediatiche o vulgate nazionali. Tutti e dico tutti partecipavamo della medesima gioia, quella di stare con dei connazionali, che parlano la medesima lingua e possiedono i medesimi riferimenti culturali, che ridono o si diaspiacciono (c'è stato anche il momento serio, sorretto dalle notizie di bassa attualità che anche qua arrivano e che spesso occupano le quarte e quinte pagine dei giornali belgi) dei medesimi fatti.

Insomma si respirava un'aria comune, una condivsione che ha fatto grande piacere, in quei primi giorni per tutti i presenti. Una sorta di inaugurazione della nave, o meglio di un piccolo battello, che è il nostro erasmus.