samedi 21 septembre 2013

A primme giuornate!

"Wow, italiana! Io mi chiamo Luca e tu?"
"Anaysse! Sono de Roma...."
"Ana...il nome è francese....ma.."
"Anaysse, è il nome di una scrittrice di storie erotiche! La conosci?"



Così, in un bar sulla piazza centrale di Louvain - la - Neuve, ho incontrato, al di là del balcone, la prima forma vivente italiana. Erano i primi giorni qui, in questa terra assai bigia ma accogliente, e sentire finalmente un po' di italiano mi dette la sensazione di uscire da un'apnea linguistica che per una settimana mi aveva costretto al francese, o all'ascolto attonito dei strani suoni turchi dei miei coinquilini.

Ed è così che ha avuto inizio, socialmente, il mio erasmus, perchè da lì  ho incontrato molte persone, italiani chiaramente, e mi sono reso conto di quanto siano numerosi qui, quasi da far pensare che in patria siamo più di quelli che pensiamo.
E di lì a poco quello stesso locale ha visto entrarne altri, di italiani, e tutti ad un tavolo, abbiamo dato sfogo alla nostra voglia di casa. Parlando, scherzando e ridendo, siamo finiti a gesticolare e uralre che tuttto il locale sapeva che c'eravamo. Una banda di italiani, che la sera ha visto aggiungersi altre persone frattanto riconosciute e incontrate, riunitasi nella casa di un'altra italiana e lì l'apoteosi: il primo piatto di pasta al pomodoro (comprato ma ricondito a dovere manualmente) dopo giorni.



La cena, neanche a dirlo è proseguita fino a notte fonda, ed era simpatica. Perchè c'era di tutto: me, Giulia di Montecatini, Giulia e Mattia di Livorno, Nicole e Luca della Valle d'Aosta, Francesca e il suo amico(di cui non ricordo il nome!) di Napoli, Alessio di Bologna ed Elena di Modena, Gabriele di Torino ma d'adozione romano, ed infine Francesca, la ragazza che ci ospitava, lei della provicnia di Torino.

La discussione fin da subito animatasi, ha toccato  molti aspetti, ma su un punto inaspettata, forse a causa di storutre mediatiche o vulgate nazionali. Tutti e dico tutti partecipavamo della medesima gioia, quella di stare con dei connazionali, che parlano la medesima lingua e possiedono i medesimi riferimenti culturali, che ridono o si diaspiacciono (c'è stato anche il momento serio, sorretto dalle notizie di bassa attualità che anche qua arrivano e che spesso occupano le quarte e quinte pagine dei giornali belgi) dei medesimi fatti.

Insomma si respirava un'aria comune, una condivsione che ha fatto grande piacere, in quei primi giorni per tutti i presenti. Una sorta di inaugurazione della nave, o meglio di un piccolo battello, che è il nostro erasmus.

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