dimanche 17 novembre 2013

à coté du lac 2: la ripresa e un'apparenza che inganna

Finalmente mi sono deciso a riprendere in mano 'sto blog, forse perché mi sono reso conto che abbandonandolo a sé stesso così precocemente gli avrei negato quel successo che si meriterebbe. Dunque ho deciso di rispolverarlo, di tirarlo fuori dal cassetto....o meglio, dato che non è un libro, e che polvere, dio voglia (chiamatelo con qualsiasi nome), qui sopra non ce ne viene e quindi non va pulita, ho deciso di riaccenderlo, di....(sarà necessario trovare una semantica del blog, prima o poi. Dato che, più o meno, ha la stessa funzione e presuppone lo stessa fruizione di un libro, beh prima o poi, se mai diventerà un mezzo ufficiale, andranno coniate parole che descrivano l'utilizzo, la manutenzione, la creazione di un blog, senza confonderle con quelle dei libri (ps. se ne avete suggeritemele)).

Oggi voglio parlarvi del lago, che non è più lo stesso di quando sono arrivato, completamente verde per la vegetazione, e le acque, appena increspate, azzurre per il cielo che vi si specchiava. Oggi il lago è grigio, l'acqua scura è divenuta torbida, come quel cielo che lì si riguarda tutti i santi giorni, un cielo che a volte sembra impacchettato nella carta stagnola, un cielo da presepe, disteso facendo attenzione che non si formino rughe sull'alluminio. E così è qua, liscio, di velluto per le nuvole e scuro.

Ma torniamo al lago, in questi giorni più che all'arrivo, il lago è malinconico, che non vuol dire triste, ma è calmo incline ai ricordi, realista, intimo. Sì, questa caterva di aggettivi, sintomo forse di velleità dilettantistiche dell'autore, sono quelli che meglio descrivono l'ambiente che ho visto, un ambiente nel quale i ricordi tornano alla mente, ricordi s'intende non di una lunga vita, ma delle persone che non sono qui; è possibile abbozzare dei sorrisi, tornano quelle rabbie che non si dimenticano anche per piccolezze, ma d'altronde niente può essere scordato (a parer mio).

E' come se il lago fosse capace di movimentare il sedimento in fondo a sé stessi, il fango (nella situazione ciò che è passato o ciò su cui si riflette, ma non ciò che è solamente negativo), e ciò fornisce l'input a riflessioni molto più generali in confronto alle quali il presente è piccolo, e la memoria personale diviene riflessione su quella collettiva, come se la memoria fosse in grado, per la sua varietà e copertura temporale, di collegarci ad una dimensione umana più ampia, una realtà di cui noi siamo parte.

Passeggiando, mi hanno colpito gli acquitrini e l'acqua putrida intorno ai cespugli di biodolo, una pianta acquatica.Una visione così decadente, che trovo molto bella e che mi ha ricordato una piccola poesia di D'Annunzio.


                       Nella belletta

    Nella belletta i giunchi hanno l'odore 
        delle persiche mézze e delle rose 

       passe, del miele guasto e della morte. 
            Or tutta la palude è come un fiore 
5     lutulento che il sol d'agosto cuoce, 
       con non so che dolcigna afa di morte. 
            Ammutisce la rana, se m'appresso. 
       Le bolle d'aria salgono in silenzio.          (G. D'Annunzio, Alcyone, Laudi)


(Avvertenza a quei lettori che saranno arrivati fino a questo punto: la prossima volta l'argomento sarà leggero!)

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