mercredi 6 novembre 2013

ritornando in belgio: una riflessione sui treni

Viaggiare in Belgio è piuttosto comodo, non solo perché è un paese piccolo, ma anche  perché è dotato di una rete ferroviaria con la quale è possibile, da Bruxelles, raggiungere qualsiasi altra città della nazione in un'ora.
Certo non è il caso di Louvain la Neuve, da dove è possibile raggiungere qualsiasi altro posto in due ore, a parte Bruxelles che dista 40 minuti; notare i lunghi tempi d'attesa per spostarsi da qui mi ha fatto capire che probabilmente la categoria degli studenti, soprattutto se pendolari, è intrinsecamente sfigata, dovunque.

Le stazioni ferroviarie hanno scandito il mio soggiorno qui. A partire da quella di Bruxelles - Midi, la più grande della città, la più dispersiva e intimorente per un povero ragazzo di provincia, coi suoi androni infiniti scanditi dai cartelli indicanti il numero dei binari. Cifre che salgono continuamente e più aumentano i metri, centinaia, percorsi, con il rumore delle rotelline del trolleys che rimbomba nelle orecchie.
E quando li percorri nel senso opposto verso il binario 1, quei corridoi sembrano non finire mai e fanno montare un'impazienza di arrivare, ma prima del tuo binario ce ne è sempre un altro.


Niente a che vedere con la stazione di Anversa. Beh, quella rimanda al presente glorioso delle Fiandre e
della città che si può permettere un gioiellino di urbanistica pulito e ristrutturato, seppure le grandi dimensioni; l'edificio, a vedere la grande vetrata interna semicircolare in vetro e ferro battuto, dovrebbe risalire alla fine dell'ottocento, inizio novecento. Una stazione che colpisce per i marmi di cui è rivestita. Anversa è sempre stata una città ricca per il suo porto e la lavorazione dei diamanti, e quella è la stazione che gli si confà.

Stazioni e treni e ferrovie, d'altronde, hanno marcato e premesso lo sviluppo economico del Belgio. La prima linea ferroviaria sul continente fu costruita in Belgio nella seconda metà degli anni '30 per volere di Re Leopoldo (il primo re dei belgi).

Infine la stazione di Louvain - la - Neuve che è anonima assai, e pure scomoda soprattutto quando la vidi la prima volta e con due valigie, di cui solo una, ahimè, era un bagaglio a mano! Perché la stazione è dotata di due grandi rampe di scale che dai binari portano a livello della città. Queste scale, classiche, nel senso che non sono mobili, sembrano quelle di un tempio indiano, peccato che arrivato in cima non si raggiunge lo zen, ma semplicemente iniziò, quel giorno, la ricerca folle per un appartamento e i tentativi ufficiali erasmus per parlare francese.

Piccolo treno belga arancione (dentro è mandarino acceso)
Sta storia dei treni, che sto allungando parecchio, nasce da un sentimento di affetto verso i treni belgi,minuti puliti e arancioni, verso i controllori sempre gentili coi loro cappellini grigi e arancioni che li fanno assomigliare a dei personaggi di Tin Tin, e sopratutto verso i ritardi.
Perché il treno che presi la prima mattina e che da Bruxelles mi portò a Louvain la Neuve era in ritardo e così quasi tutti quelli che mi è capitato, abbastanza spesso, di prendere. Ritardi che, senza paura, sono scritti in rosso e a caratteri cubitali sui tabelloni lungo i binari, ritardi che non sono mai banali perché sono decine di minuti che fanno perdere le coincidenze con altri treni, altre persone, addirittura aerei. Ritardi che fin dalla prima volta mi rassicurarono, resero il Belgio meno estraneo e più simile all'Italia, meno rigoroso e un po' più dialogante che il resto del nord europa. Quei ritardi che mi fecero sorridere, si presentarono sicuri come a casa, ma lontani centinaia di chilometri da là, riferimento indelebile a momenti precedenti che lo spazio aveva allontanato. Risi quel giorno e ancora e oggi stesso, quando i ritardi, a loro modo, mi hanno accolto alla stazione....
Alla stazione di Ottignies

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