dimanche 20 octobre 2013

Une grande occasion #1: Aun San Suu Kyi

L'università ci ha offerto una grande occasione, quella di poter ascoltare una conferenza di una grande donna del nostro presente, e della storia, penso sia corretto dire: Aung San Suu Kyi. 
Ella aveva già ricevuto la laurea honoris causa dall'Ucl, ma fu suo marito a ritirarla perchè lei era in prigione. Adesso, dopo il suo rilascio nel 2010, e la sua entrata in Parlamento, è finalmente potuta venire, qui, in Belgio, dove ha tenuto una conferenza intitolata "Charity and Compassion in Politics".



All'auditorio ha ricordato e sottolineato quanto i valori e le idee condivise siano importanti, per due motivi. Il primo è che la politica si occupa degli esse umani, della società fastta di individui e perciò la carità, cioè l'amore o nel senso buddista del termine, la "genitlezza amorevole", è basilare. Così come la compassione, queste due inclinazioni sono fondamentali per il rispetto degli individui, per comprenderli, capirli.

Inoltre, carità e compassione sono rilevanti in un mondo globalizzato che pone nuove sfide umane, su tutte quella di non poter più vivere lontani l'uno dall'altro, ignorando reciprocamente le proprie esistenze: le differenze non devono più essere motivo di scontro, ma rimanendo se stessi, è necessario saper interagire con gli altri e ciò attraverso un insieme di valori condivisi, senza paura. Proprio questo sentimento, ella ha detto (e pensiamo alla situazione dell'immigrazione europea), è alla base del comportamento sospettoso e spesso ostile tra i popoli o i medesimi concittadini.

Va da sé, che la politica deve applicarsi per infondere questo slancio ideale nella sua dimensione pratica e di governo.

Parlando della situazione birmana, Aung San Suu Kyi ha sottolineato l'importanza dei valori condivisi, quelli democratici, e del sostegno internazionale che ha ricevuto per le sue battaglie. Un sostegno che, assieme a quello dei militanti birmani, le ha dato la forza di andare avanti.
Il suo progetto è quello di una Birmania democratica, nella quale la democrazia sappia assicurare ai cittadini libertà e sicurezza, garantendo l'una e l'altra. Una sciurezza che per i vari conflitti in Birmania non c'è mai stata fin dalla sua indipendenza, una libertà che permetta alla sua nazione di sviluppare il suo potenziale.

Domandatogli cosa accadrà quando, acquisito il potere democraticamnete, si troverà di fronte le persone colluse col regime dei generali, ella ha risposto che anche la giustizia e i suoi imperativi debbano essere mitigati dalla compassione: solo perdonando si potrà costruire una società armonica, che niente abbia a che fare col passato; la nuova Birmania non dovrà fondarsi su azioni di vendetta.

"I believe in the buddhist rule of Karma..." il bene fatto agli altri, torna sempre sotto nuove forme, magari non nella propria vita, ma nella comunità attorno. E il Karrma, è agire, azione.

La sua figura è esile, piccola, avvolta in una semplice tunica orientale, tenue, i capelli raccolti in una coda con solo dei fiori a decorarli. Ed è una contraddizione considerando i suoi atti, e la sua esemplarità.

Mi ha colpito su tutte una frase:
"I have never thought to be corageous. Often, when I was in prison I
thought about me. My strenght comes from burma people believing in my battle, sharing my values. Probably, if I had been alone in wanting democracy for my country, I would have never continued on this way, not for fear, but because it would have meant doing something only for myself".


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