jeudi 15 mai 2014

Salle de Musculation 1: l'epica entrata

Al centro sportivo non ci si annoia mai, e dopo aver provato yoga ed essere passato per il pilates, aver sentito parlare di badmington e di boxe francese e di karate, ho deciso che era giunto per me il momento di entrare nella sala di MUSCULATION. Sì, avete capito, quella sala dove gli uomini si rinchiudono nel tentativo di scolpire i loro corpi come armature medievali. 

Lancillotto Invidioso (come se non ne avesse già
vissute abbastanza, le pauvre)
Un luogo, come un altro pianeta i cui parametri differiscono dai nostri, dove i bicipiti sono grandi come pompelmi, i petti hanno le sembianze di usberghi d'acciaio che farebbero impallidire Lancillotto (e perdere la testa, manco a dirlo, a Ginevra) e i polpacci sono fasci di fibra come tronchi di ulivi.


(E' inutile dire che lo spettacolo è dei migliori, considerando che l'aria "acqua e sapone" degli uomini belgi allontana il rischio truzzaggine che nelle stesse sale si respira in Italia: qui sono prestanti, e basta).

Naturalmente, dietro questo sfoggio di fasce muscolari proterve e aggettanti, si nasconde un lato oscuro, quello della fatica e dei tentativi, dei rimorsi per non avercela fatta, e delle figurette sempre dietro l'angolo di fronte a compagni di sala sempre pronti a sorridere.
A: La bellezza di cui sei circondato non è abbatsanza?
B: No. Non lo è.
Che dire, per belli apparire bisogna soffrire e la sala di Musculation te lo fa intendere. Tutte buone ragioni per rinunciare a questo mito della bellezza; in fin dei conti, la bellezza di cui sei circondato non è abbastanza? No. Non lo è. 

E così anche io ho iniziato, modestamente, si intende, a frequentare quel luogo. E visto che io vedo quello che vi accade ve lo racconterò. Ed anche lo sento.
Non occorre consultare la mappa del centro sportivo per trovare la sala. Essa si fa riconoscere. Seguendo il lungo corridoio illuminato a neon, a poco a poco il rumore dei propri passi viene meno e si sentono come degli schiocchi, e poi dei veri clangori. I clangori delle rotelle di ferro che cadono. E poi i tonfi dei manubri lasciati cadere sotto il loro peso, come corpi morti cadono. 

E' in fondo al corridoio. A destra. (E non è il bagno).
In fondo a destra. E' là.

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