dimanche 4 mai 2014

Un vagone carico carico di.....ITALIANI

Che in Belgio siano persone tranquille non abituate ai grandi cataclismi (qui i terremoti non ci sono) né alle rivolte sociali (qui la crisi ha colpito assai meno), è un dato di fatto. Essi infatti vivono placidi e calmi nel loro mondo che, in effetti, è molto invidiabile dato che la gran parte di ciò che c'è funziona ed è a misura perfetta di consumatore o cittadino.

Chiaramente, dato il background d'illimitata placidità, un imprevisto può gettare nel panico. Come quando un controllore dei treni belgi incontra un vagone carico carico di.......ITALIANI.
Come un gatto in tangenziale o un gallino a un'assemblea di volpi, i controllori non potrebbero desiderare di peggio.
Gli italiani, si sa, non perdono il loro gusto per viaggiare senza avere il biglietto, come gli articolo 31 cantavano, il problema è farlo in una ventina, uno accanto all'altro contro una piccola povera controllora, disabituata "a questo genere di cose". Bisogna dire che le macchinette per i ticket ieri sera non funzionavano e dunque eravamo scusati.

Ma per la povera ragazza dai capelli castano chiaro spento è stato comunque difficile, perché non solo si è dovuta applicare con il suo marchingegno elettronico per fornire di biglietto "andata e ritorno tariffa weekend" tutti i portoghesi, come se dice a Roma, senza valido titolo di viaggio, ma ha dovuto pure affrontare una trattativa, in puro stile "fai la grazia San Gennaro".
All'inizio (come era)
La multa infatti ci sarebbe stata, seppure non troppo alta, ma la povera vistasi pregare in ginocchio e sentitasi raccontare nel nostro francese, quello in italiano, le mille ragioni per le quali non avevamo potuto fare il biglietto, alla fine, ella ha acconsentito. 
E dopo lo scoglio l'iniziale, per la giovane pulzella pallida, è iniziato un giro dell'inferno che, dalla cima, l'ha portata al fondo del vagone in circa mezz'ora, girandosi ad ogni sedile.

Da bianca è diventata verde, viola, quando ha fatto il biglietto a me era gialla e il sudore gli imperlava la fronte. Gli occhiali, dall'ansia che la povera aveva, gli erano scivolati lungo il naso fermandosi a poco dalla punta, tipicamente belga: acuminata e leggermente slargata sulle narici. I capelli legati in una morbida codina tenuta da una semplice elastico, erano ormai scompigliati: il gommino era sceso e quelli si erano espansi e mossi ciascuno per la sua direzione.

Alla fine (come è diventata)
Nel mentre, oltre l'invasione dei visitors italiani, la povera doveva anche badare al treno: scendere alle fermate, dare l'ordine di ripartire, senza considerare che facendo i biglietti in piedi, ogni frenata ogni curva la facevano traballare inesorabilmente. 
ogni cambio di rotaia,

Scesi, avrà sicuramente tirato un respiro di sollievo. E togliendosi il cappellino cilindrico grigio con la banda arancione lo avrà forse visto per la prima volta bagnato di sudore da stress!

(Il post è ironico. Ed è una celebrazione implicita e "a contrario" della capacità degli italiani di tirarsi fuori dalle situazioni peggiori, perché ahimé al peggio ci siamo abituati. Mentre la ragazza belga era veramente in ansia....)

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