Marcinelle. Cancello di entrata |
Oggi, 1° maggio, sono stato a Marcinelle. In questa frazione di Charleroi, l’8 agosto 1956 ebbe luogo una delle più rilevanti tragedie sul lavoro che la storia del
Belgio e dell’Italia, dato il numero di lavoratori italiani presenti,
abbiano mai visto. 262 vittime di cui
136 italiani e 95 belgi, tutti morti intrappolati come topi in fondo a
cunicoli troppo stretti e bui, nei quali le garanzie per la sicurezza non erano
all’ordine del giorno.
Oggi il sito, ristrutturato e divenuto patrimonio
dell’Unesco, ha un aspetto fortemente innaturale: è ordinato, è silenzioso, non
è fuligginoso. Rimangono
Le due torrette dove si trovavano gli ascensori. Al di sotto di esse i pozzi estrattivi |
ascensori per i quali uomini e carbone entravano ed uscivano dai pozzi. Pozzi che si trovano proprio lì sotto, e ciascuno, perpendicolare alla sua torretta, entra nella terra.
Cosa successe quella
mattina alle ore 8,10 dell’8 agosto 1956?
Sala degli Impccati |
Come ogni giorno gli operai entrarono dal cancello e alla
portineria presero la propria medaglietta
numerata. Poi nella vestieria si
misero gli abiti di lavoro e attaccarono quelli civili ai ganci che tramite una
carrucola erano issati al soffitto; gli abiti che pendevano dall’alto avevano
un aspetto lugubre e infatti lo spogliatoio era chiamato “Sala degli Impiccati”.
Poi si passava alla lampisteria
dove ciascuno prendeva la sua lampada
a olio e lasciava la medaglietta
numerata, così si sarebbe sempre saputo chi era dentro. Adesso si entrava in miniera e lo si faceva
con gli ascensori usati anche per i carrelli e costruiti apposta per questi,
cosicché gli uomini dovevano
accovacciarsi: erano troppo alti per gli ascensori dei carrelli…..
Al le 8 di mattina i turnisti appena entrati, stavano
cominciando a lavorare. La miniera di Marcinelle
non aveva un sistema elettrico che segnalasse la presenza del carrello pieno
nell’”ascensore” per farlo salire, né per far comprendere ai minatori che
l’elevatore fosse già in moto. Il minatore, per avvertire in superficie, poteva solo tirare una corda a cui era attaccato un campanello e il suo collega,
lassù, sentendo i tintinnii avrebbe azionato l’ascensore. Peccato che la corda
a cui il campanello era legato poteva essere lunga anche un chilometro, tanto
era profonda la miniera.
La mattina dell'8 agosto 1956 |
La mattina dell’8 agosto proprio qui si creò l’incidente. Un minatore al livello 975 (975 metri
sotto terra) non si rese conto che l’ascensore era già in moto ed inserì un carrello pieno. Da sopra
quando udirono non poterono far niente per fermarlo. Il carrello entrò di
straforo nell’ascensore rompendo un asta metallica della struttura e la
conduttura dell’aria pressurizzata. La
scintilla che ne scaturì bastò a
innescare l’incendio nei cunicoli (data la presenza di gas nei tunnel).
Dei due pozzi uno,
questo, era bloccato perché il
carrello incastratosi aveva inceppato l’ascensore. Nell’altro pozzo c’era troppo
fumo.
Fortunatamente ve ne
era un terzo più grande e appena terminato. I soccorritori tentarono di
entrarvi il 22 agosto, ma non ce la fecero perché dall’apertura non poteva passare un uomo che indossasse lo zaino
(rigido e di medie dimensioni) che conteneva i dispositivi di sicurezza per la
respirazione. Il “nuovo progetto”, quello del dopoguerra, pretendeva ancora che i minatori si
recassero là sotto a braccia e mani nude, inerme nelle viscere della terra.
II 23 agosto, dopo aver allargato l’apertura, i soccorritori
entrarono. Ma non soccorsero. Furono estratti i 262 corpi, uno a uno. Ciò andò avanti per mesi.
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