Istanbul è una città di gatti, che si trovano dappertutto, anche se la mercato del pesce sono molto più numerosi.
Il primo micio, di una lunga seria, che ho incontrato a tu per tu, si trovava al cimitero di Uskudar. Silenzioso, raccolto, accovacciato sulle zampe, quelle anteriori delicatamente piegate sotto il corpo sembrava rimirare le steli tutte particolari di questo cimitero storico dove è sepolto un grande imam del passato.
Ma i mici che a me piacciono tanto li trovi per le strade e sono tutti socievoli. Mica i mici belgi, anche loro freddi e sempre di fretta. Questi sembrano essere in simbiosi con un animo turco che, per l'esperienza presente, è sempre ben disposto all'accoglienza e all'aiuto. Non è raro trovare turchi che, notato che sei straniero, volontariamente cerchino di darti le indicazioni cercate in un inglese stentato o direttamente in turco, gesticolando e provando più volte, ciascuna più appassionati. Così sono i mici, ti passano tra le gambe quando fai una foto e li senti lisciarti gli stinchi. Tu li chiami e quelli vengono mostrandosi sempre coccolosi e fusosi (cioè che fanno le fusa).
Poi abbiamo i gatti marinai che si sono stabiliti nel foyer dei traghettipermuoversi da una parte all'altra del Mar di Marmara. |
I dormiglioni. Che si godono il sole della mattina sulla pergola all'entrata dell 'Università di Galatasaray (Ortakoy), alla faccia degli studenti che ai corsi ci sono già.
Tutti questi gattoni sembrano aver respirato e fatto proprio lo spirito di questa città talmente grande da dare spazio a persone con credi e culture differenti garantendo una certa libertà d'azione e una capacità d'accoglienza marcata.
Infine, il solito pischello di periferia, all'estremità ovest del quartiere Fatih, non lontano dalle mura bizantine.
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